Conferenza Annuale del Laboratorio Euro-Mediterraneo
(Milano, 18 luglio 2006)
Il Mediterraneo al bivio:
Reti di conoscenza, prove di convergenza
Nella mentalità biblica, il mare rappresentava il potere del male, le potenze incontrollabili. Oggi non si pensa più cosí. Il mare, e il Mediterraneo nella fattispecie, offre preziose reti di conoscenza e tentativi di convergenza. Questo perché il mare, paradossalmente, è anche un ponte avente come vocazione quella di unire le differenze in armonia. A tal fine, risultano essenziali e complementari i due termini contenuti nel titolo di questa sessione. Non c’è convergenza senza conoscenza, e non c’è conoscenza senza convergenza. Una conoscenza senza convergenza è un lusso intellettuale, e una convergenza senza conoscenza non puó avere alcun risultato, poiché priva di fondamento serio.
Cos’è che le due sponde del Mediterraneo devono sapere l’una dell’altra per potersi avvicinare? Citeró qui alcuni punti, per rispettare i limiti di tempo.
1. Sapere che siamo diversi (come geografia, storia, civiltà, mentalità, cultura, appartenenza religiosa).
2. Sapere – ed esserne convinti – che il nostro scopo ed i nostri sforzi devono trasformare tali differenze in elementi di arricchimento reciproco e non in motivi di scontro e di crisi.
3. Imparare ed informarsi il più possibile sull’altro (a livello di storia, valori, mentalità, memoria storica, convinzioni religiose, sensibilità). È stato suggerito che nelle scuole del Medio Oriente e del Nordafrica venga studiato il Cristianesimo e che lo stesso avvenga nei Paesi europei per quanto riguarda l’Islam.
4. Mettersi finalmente a studiare in modo per quanto possibile obiettivo le ferite del passato (invasioni, guerre fra Oriente e Occidente, crociate, colonialismo…) e tentare di guarirle con atteggiamenti di magnanimità e riconciliazione. Le due sponde del Mediterraneo devono impegnarsi in maniera decisa, imparziale ed obiettiva a risolvere il conflitto israelo-palestinese. Occorre da un lato garantire il diritto di Israele all’esistenza e a vivere in pace, integrandosi risolutamente nel proprio contesto socio-politico mediorientale; d’altro canto, è necessario fare di tutto perché possa finalmente vedere la luce uno Stato palestinese capace di vivere, mettendo fine a decenni di violenze, effusione di sangue e odio.
5. Conoscere i bisogni delle due sponde del Mediterraneo (in campo spirituale, etico, intellettuale, materiale, economico) e rispondervi con generosità e gratuità.
6. Aver coscienza dell’importanza basilare di un certo livellamento economico delle due rive del Mediterraneo ; esso solo permetterà di stabilire una rete di comunicazione obiettiva e seria, senza complessi di superiorità o inferiorità – sul piano puramente economico -, di potenza o dipendenza. La storia, il buon senso e l’esperienza dicono che senza un certo senso di uguaglianza non è facile intessere rapporti sereni e fruttuosi fra le due sponde del Mare Nostrum. All’origine di questi atteggiamenti dev’essere certamente una volontà politica.
7. Considerare con realismo i problemi concreti che incontrano uomini e donne sulle due rive del Mediterraneo (in tema di immigrazione, sfruttamento, alienazione cuilturale e spirituale, valori e controvalori, crisi morale, paura di fronte alla crescita dell’Islam in Europa, crisi della famiglia, fondamentalismo religioso, ripiegamento su di sé), e proseguire nello sforzo già iniziato di trovare soluzioni a livello umano, economico, educativo, culturale, morale e religioso. A tale proposito, la Diocesi di Tunisi ha messo in opera dal 1990 un centro culturale e pedagogico che offre sessioni di formazione a centinaia di insegnanti tunisini sia delle scuole pubbliche che di quelle private di tutto il Paese. Uno dei nostri progetti urgenti nel prossimo futuro è quello di sviluppare tale centro affinché corrisponda meglio alla propria missione ed ai bisogni culturali e pedagogici, che si rivelano essere molto reali in Tunisia. Ritengo che tale opera rientri nello spirito dei progetti sostenuti da “Promos”.
Consentitemi, in quanto Vescovo cattolico di origine araba e di cultura arabo-musulmana, di parlare in questa sede di un aspetto di conoscenza e di convergenza offertoci nel Mediterraneo. È l’aspetto religioso, di cui vorrei anche illustrare le ricadute sui rapporti fra i vari popoli in questione.
Una cosa è chiara : l’Occidente porta una matrice culturale cristiana – al di là del fatto che essa sia o meno nominata nella Costituzione europea – e l’oriente, come pure il Nordafrica, portano una matrice culturale musulmana. Va detto subito che queste matrici culturali, e la cosa è più evidente fra i Musulmani, sono intimamente legate alla fede; di qui le incomprensioni che si manifestano ogni tanto (soprattutto quella di trattare l’Islam come una cultura e non come religione).
Poiché esiste une presenza cristiana nei Paesi arabi, storica ed autoctona in alcuni o costituita da stranieri in altri e poiché la presenza dell’Islam in Europa è sempre più grande, occorre spendere qualche parola che permetta di avere le migliori relazioni possibili fra questi due mondi, Cristianesimo e Islam. Mi limiterò anche qui ad alcuni punti, per rispettare i limiti di tempo.
1. La presenza cristiana nei Paesi arabi – almeno in Medio Oriente – non può essere comparata con la presenza musulmana in Europa. I cristiani arabi sono cittadini ed hanno la stessa storia, lingua e cultura dei loro concittadini musulmani.
2. La presenza dell’Islam in Europa è un fenomeno storico irreversibile. Deve essere trattato con grande serietà, senza pregiudizi, paure e ingenuità, con spirito aperto ed obiettivo.
3. La presenza dell’Islam in Europa puó essere una « chance » per l’Europa e per l’Islam ; nello stesso tempo, puó diventare fonte di malintesi e di conflitti. Per l’Europa – parlo della dimensione religiosa – è un richiamo positivo ad avere un’identità più forte, a ritornare a valori spirituali e morali che si perdono, a ripensare forse un nuovo modo di concepire la separatione – valida di per se stessa – fra Chiesa e Stato. Ma si tratta anche di una « chance » storica per l’Islam. Poiché un Islam europeo, in statuto di minoranza, è obbligato ad entrare nel mondo del pluralismo religioso e culturale, ad acquisire una mentalità sempre rispettosa, ma un po’ critica a proposito di alcune nozioni religiose che non fanno strettamente parte del nucleo della fede. L’Islam ha tutto da guadagnare da tale possibilità che gli viene offerta e sono certo che ne uscirà fedele alla propria fede, Islam sempre autentico, ma più libero – o piuttosto liberato – e dunque più forte e più credibile.
4. L’Europa deve aiutare l’Islam europeo in questo grande sforzo verso la cultura della modernità e del pluralismo. Essa deve dimostrare molta pazienza, sopportare alcuni rifiuti, aspettarsi dei passi in avanti e dei passi indietro, negoziare delle soluzioni. Ne vale la pena, dal momento che il risultato andrà a beneficio di tutti.
Conoscenza e convergenza. I due concetti, come abbiamo detto, sono complementari. I veri risultati verranno raggiunti quando alla conoscenza ed alla convergenza si aggiunge l’amore che è più forte della morte.
+ Maroun Lahham
Milano 18.7.2006
Lascia un commento